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Pietro Fortunato Calvi |
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GLI ULTIMI 8 ANNI DELLA VITA DI P. F. CALVI
1848
Mag. | Calvi organizza la difesa del Cadore; a Chiapuzza ottiene la prima vittoria. |
Giu. | G. Carducci nell'ode "Cadore" esalterà l'eroica impresa. |
Lug. | Venezia è assediata da 14.000 austriaci e resiste eroicamente. |
Ago. | Continua l'assedio di Venezia. La resistenza è sempre più difficile. |
Set. | Calvi a capo dei "Cacciatori delle Alpi" dimostra la sua abilità militare. |
Ott. | A capo dei "Cacciatori delle Alpi" è protagonista di ardite operazioni nella difesa di Mestre. |
Nov. | E' sempre attivo e interviene dovunque c'e' necessità di combattere. |
Dic. | Dimostra di saper affrontare bene ogni situazione pericolosa. |
1849
Gen. | Calvi si sposta tatticamente da un fronte all'altro ottenendo risultati militarmente importanti. |
Feb. | Mette a frutto tutte le sue conoscenze dell'arte militare. |
Mar. | Il Piemonte intraprende la prima Guerra di Indipendenza, che si conclude con la rovinosa sconfitta di Novara. Carlo Alberto va in esilio. |
Apr. | Dovunque c'è bisogno di aiuto Calvi corrre generosamente. |
Mag. | Nelle sortite di Brondolo e Treporti Calvi si distingue per coraggio e abilità. |
Giu. | Contrasta vittoriosamente gli austriaci che avanzano sul ponte di Venezia. |
Lug. | Estrema resistenza a Venezia. La fame ed il colera ne affrettano la fine. (...il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca...) |
Ago. | Il 24 agosto Manin è costretto a firmare la resa di Venezia.Finisce la Repubblica. |
Set. | A Calvi non resta, come a molti altri patrioti proscritti, che partire per l'esilio. |
Ott. | Il governo francese mette a disposizione dei proscritti un piroscafo per espatriare. |
Nov. | Si imbarca sul piroscafo francese e giunge a Patrasso in Grecia. |
Dic. | E' accolto dagli abitanti e dai membri degli "Esiliati Italiani" |
1850
Gen. | Calvi è ben accolto dalla popolazione locale e ciò gli è di grandissimo conforto nella difficile situazione. |
Feb. | Si sposta da Patrasso ad Atene. La sua permanenza in terra greca non è di lunga durata. |
Mar. | Dal 4 marzo 1850 Calvi risulta iscritto nel registro degli immigrati politici a Torino. |
Apr. | Vive a Torino, come migliaia di profughi, in "Dignitosa Miseria". |
Mag. | Deve vivere con 75 Lire al mese; la sua vita è piena di ristrettezze e privazioni. |
Giu. | Scrivendo al fratello ricorda e descrive l'infelice situazione in cui si trova. |
Lug. | Con piccoli lavori di traduzione dal tedesco cerca di guadagnare qualche lira. |
Ago. | Conosce il colonnello Stefano Turr che lo mette in comunicazione con Kossuth. |
Set. | Conosce anche il conte Demetrio Mircovich; veneziano patriota di fede mazziniana. |
Ott. | In casa del conte Mircovich sono ospitati molti rifugiati politici veneziani. |
Nov. | Scrive al fratello Luigi: "la mia situazione si fa di giorno in giorno sempre più triste". |
Dic. | Non sa come coprirsi per l'inverno ed è ridotto quasi senza scarpe. |
1851
Gen. | Con la disfatta di Novara il Radetzky ritorna in Lombardia; aumenta la repressione ed il controllo sui patrioti. |
Feb. | Mazzini lancia l'idea di un "Prestito Rivoluzionario" per poter finanziare la ripresa della "Guerra dei Popoli". |
Mar. | Calvi vive a Torino. A causa dell'aumento degli esiliati gli viene ridotto il sussidio da 50 a 25 Lire. |
Apr. | Non riesce a trovare denaro per pagare i suoi debiti e per questo non si dà pace. |
Mag. | La padrona di casa minaccia di portarlo in tribunale se non paga l'affitto. |
Giu. | Invia ai suoi fratelli un vigoroso proclama per l'indipendenza d'Italia. |
Lug. | Ai suoi amici scrive: "Non dimenticatevi di me; vi amai sempre". |
Ago. | Scrive "Storia dei fatti d'arme nel Cadore e a Venezia" mai pubblicato ed ora perduto. |
Set. | Questa opera non gli fruttò il compenso sperato e non sarà mai più rintracciata. |
Ott. | Al fratello Luigi scrive non solo per chiedere aiuto economico ma anche per informarlo della situazione. |
Nov. | Vive sempre in una "Dignitosa Miseria" e in una ansiosa aspettativa di riscossa. |
Dic. | Le condizioni di vita sono simili a quelle di molti altri rifugiati. |
1852
Gen. | Tra il 1852 e il 1853 vengono impiccati a Belfiore 10 patrioti. |
Feb. | Tali impiccagioni non distolgono per nulla Calvi dal suo piano di insurrezione del Cadore |
Mar. | Continua la preparazione ed il perfezionamento del progetto. Ha come compagni Moratti, Marin Fontana e Chinelli. |
Apr. | Il colonnello Turr prepara l'incontro tra Calvi e Kossuth. |
Mag. | Kossuth conferma che il Veneto è la migliore zona per un'insurrezione. |
Giu. | Kossuth è preciso "Non voglio sommosse ma una vera rivoluzione". |
Lug. | Calvi è convinto del "Ricorso al popolo e del rifiuto di ogni velleitarismo". |
Ago. | Kossuth invita Mazzini ad utilizzare Calvi nella sollevazione del Cadore. |
Set. | Mazzini con il "Comitato Centrale Democratico Europeo" elabora un piano insurrezionale. |
Ott. | Calvi è nominato ufficialmente "Commissario" organizzativo del Friuli e del Cadore. |
Nov. | Mazzini perfeziona un piano per sollevare l'Alta Italia. |
Dic. | Il progetto prevede l'insurrezione contemporanea della Lunigiana, del Bresciano e del Cadore. |
1853
Gen. | Mazzini convoca a Lugano il Calvi per preparare l'insurrezione in Cadore e procurare i fondi. |
Feb. | Falliscono i moti mazziniani di Milano con la conseguenza di 5 patrioti impiccati a Belfiore. |
Mar. | Per raggiungere gli obiettivi fondamentali di "Unità" e di "Repubblica" Mazzini fonda il "Partito d'Azione". |
Apr. | Al Partito d'Azione di Mazzini Cavour contrappone la "Società Nazionale". |
Mag. | Dopo l'insurrezione fallita di Milano Calvi viene espulso dal Piemonte. |
Giu. | Dopo una breve detenzioni nelle carceri di Torino si rifugia a Zurigo. |
Lug. | Calvi rientra clandestinamente a Torino e prepara l'insurrezione in Cadore. |
Ago. | L'amante del Mircovich, Felicita Bonvecchiato di Mirano, informa la polizia del piano di Calvi |
Set. | Parte per il Cadore. Arrivato in Val di Bormio, a Cogolo, è arrestato. |
Ott. | Calvi e gli amici vengono presi e rinchiusi in diverse carceri e poi definitivamente a Mantova. |
Nov. | Calvi subisce un lungo processo ed una dura detenzione. |
Dic. | Di fronte agli inquisitori austriaci è sempre sicuro di sé. Non coinvolge mai i suoi complici. |
1854
Gen. | Per discolpare completamente i compagni, prende su di sé ogni responsabilità di fronte al tribunale militare austriaco. |
Feb. | Non rinnega mai, durante il processo, nonostante i ricatti, le minacce, le lusinghe il suo ideale mazziniano e le sue idee politiche. |
Mar. | Nel corso del lungo e fastidioso processo ammette sempre le sue responsabilità e dichiara di agire in contatto con Mazzini e Kossuth. |
Apr. | Scrive a fratello "Ritengo che mi toccherà morire sul patibolo". |
Mag. | La corrispondenza con i familiari gli è di grande conforto. |
Giu. | In particolare scrive molto al fratello Luigi che spesso gli invia denaro. |
Lug. | In carcere passa circa 22 mesi. Nelle lettere descrive la sua triste condizione. |
Ago. | Gli è offerta con insistenza la domanda di grazia ed egli la rifiuta sempre. |
Set. | Nel corso degli interrogatori processuali ammette di aver agito per suscitare la rivoluzione. |
Ott. | Ha paura di essere impiccato: scrive :"Almeno potessi essere fucilato": |
Nov. | Discute con Don Luigi Martini, suo amico e confessore dei prigionieri. |
Dic. | Il padre Federico non vuole aver nessun contatto con il figlio. |
1855
Gen. | Il padre mantiene sempre un totale distacco dal figlio, rifiuta perfino di riceverne gli effetti personali dopo che è stato giustiziato. |
Feb. | Non c'è ancora risposta alla domanda se l'impresa del Cadore sia stato solo un piano del Mazzini oppure un progetto voluto da Calvi. |
Mar. | Calvi fu solo un semplice esecutore o un condottiero eroico, un cospiratore e un patriota convinto ?. |
Apr. | Calvi dimostra sempre di essere un uomo politico di primo piano. |
Mag. | In carcere gli è sempre vicino Don Martini come amicoe religioso. |
Giu. | Si prepara anche religiosamente a morire sul patibolo. |
Lug. | Il 4 luglio all'alba viene maldestramente impiccato (dal boia Lackner). Soffre molto prima di morire. Buttato in una fossa scavata dal boia solo più tardi sarà recuperato. Nel 1867 il suo corpo viene gloriosamente trasportato a Noale e degnamente onorato. Oltre che un abile organizzatore è stato certamente un grandissimo patriota ed è degno di figurare tra le grandi personalità del Risorgimento. |
CADORE di Giosuè Carducci
(da Rime e Ritmi - 1890)
I.
Sei grande. Eterno co 'l sole l'iride
de' tuoi colori consola gli uomini,
sorride natura a l'idea
giovin perpetüa ne le tue
forme. Al baleno di quei fantasimi
roseo passante su 'l torvo secolo
posava il tumulto del ferro,
ne l'alto guardavano le genti;
e quei che Roma corse e l'Italia,
struggitor freddo, fiammingo cesare,
sé stesso oblïava, i pennelli
chino a raccogliere dal tuo piede.
Di': sotto il peso de' marmi austriaci,
in quel de' Frari grigio silenzio,
antico tu dormi? o diffusa
anima erri tra i paterni monti,
qui dove il cielo te, fronte olimpia
cui d'alma vita ghirlandò un secolo,
il ciel tra le candide nubi
limpido cerulo bacia e ride?
Sei grande. E pure là da quel povero
marmo piú forte mi chiama e i cantici
antichi mi chiede quel baldo
viso di giovine disfidante.
Che è che sfidi, divino giovane?
la pugna, il fato, l'irrompente impeto
dei mille contr'uno disfidi,
anima eroica, Pietro Calvi.
Deh, fin che Piave pe' verdi baratri
ne la perenne fuga de' secoli
divalli a percuotere l'Adria
co' ruderi de le nere selve,
che pini al vecchio San Marco diedero
turriti in guerra giú tra l'Echinadi,
e il sole calante le aguglie
tinga a le pallide dolomiti
sí che di rosa nel cheto vespero
le Marmarole care al Vecellio
rifulgan, palagio di sogni,
eliso di spiriti e di fate,
sempre, deh, sempre suoni terribile
ne i desideri da le memorie,
o Calvi, il tuo nome; e balzando
pallidi i giovini cerchin l'arme.
II.
Non te, Cadore, io canto su l'arcade avena che segua
de l'aure e l'acque il murmure:
te con l'eroico verso che segua il tuon de' fucili
giú per le valli io celebro.
Oh due di maggio, quando, saltato su 'l limite de la
strada al confine austriaco,
il capitano Calvi - fischiavan le palle d'intorno -
biondo, diritto, immobile,
leva in punta a la spada, pur fiso al nemico mirando,
il foglio e 'l patto d'Udine,
e un fazzoletto rosso, segnale di guerra e sterminio,
con la sinistra sventola!
Pelmo a l'atto e Antelao da' bianchi nuvoli il capo
grigio ne l'aere sciolgono,
come vecchi giganti che l'elmo chiomato scotendo
a la battaglia guardano.
Come scudi d'eroi che splendon nel canto de' vati
a lo stupor de i secoli,
raggianti nel candore, di contro al sol che pe 'l cielo
sale, i ghiacciai scintillano.
Sol de le antiche glorie, con quanto ardore tu abbracci
l'alpi ed i fiumi e gli uomini!
tu fra le zolle sotto le nere boscaglie d'abeti
visiti i morti e susciti.
- Nati su l'ossa nostre, ferite, figliuoli, ferite
sopra l'eterno barbaro:
da' nevai che di sangue tingemmo crosciate, macigni,
valanghe, stritolatelo -.
Tale da monte a monte rimbomba la voce de' morti
che a Rusecco pugnarono;
e via di villa in villa con fremito ogn'ora crescente
i venti la diffondono.
Afferran l'armi e a festa i giovani tizïaneschi
scendon cantando Italia:
stanno le donne a' neri veroni di legno fioriti
di geranio e garofani.
Pieve che allegra siede tra' colli arridenti e del Piave
ode basso lo strepito.
Auronzo bella al piano stendentesi lunga tra l'acque
sotto la fósca Ajàrnola,
e Lorenzago aprica tra i campi declivi che d'alto
la valle in mezzo domina,
e di borgate sparso nascose tra i pini e gli abeti
tutto il verde Comelico,
ed altre ville ed altre fra pascoli e selve ridenti
i figli e i padri mandano:
fucili impugnan, lance brandiscono e roncole: i corni
de i pastori rintronano.
Di tra gli altari viene l'antica bandiera che a Valle
vide altra fuga austriaca,
e accoglie i prodi: al nuovo sol rugge e a' pericoli novi
il vecchio leon veneto.
Udite. Un suon lontano discende, approssima, sale,
corre, cresce, propagasi;
un suon che piange e chiama, che grida, che prega, che infuria,
insistente, terribile.
Che è? chiede il nemico venendo a l'abboccamento,
e pur con gli occhi interroga.
- Le campane del popol d'Italïa sono: a la morte
vostra o a la nostra suonano -.
Ahi, Pietro Calvi, al piano te poi fra sett'anni la morte
da le fosse di Mantova
rapirà. Tu venisti cercandola, come a la sposa
celatamente un esule.
Quale già d'Austria l'armi, tal d'Austria la forca or ei guarda
sereno ed impassibile,
grato a l'ostil giudicio che milite il mandi a la sacra
legïon de gli spiriti.
Non mai piú nobil alma, non mai sprigionando lanciasti
a l'avvenir d'Italia,
Belfiore, oscura fossa d'austriache forche, fulgente,
Belfiore, ara di màrtiri.
Oh a chi d'Italia nato mai caggia dal core il tuo nome
frutti il talamo adultero
tal che il ributti a calci da i lari aviti nel fango
vecchio querulo ignobile!
e a chi la patria nega, nel cuor, nel cervello, nel sangue
sozza una forma brulichi
di suicidio, e da la bocca laida bestemmiatrice
un rospo verde palpiti!
III.
A te ritorna, sí come l'aquila
nel reluttante dragon sbramatasi
poggiando su l'ali pacate
a l'aereo nido torna e al sole,
a te ritorna, Cadore, il cantico
sacro a la patria. Lento nel pallido
candor de la giovine luna
stendesi il murmure de gli albeti
da te, carezza lunga su 'l magico
sonno de l'acque. Di biondi parvoli
fioriscono a te le contrade,
e da le pendenti rupi il fieno
falcian cantando le fiere vergini
attorte in nere bende la fulvida
chioma; sfavillan di lampi
ceruli rapidi gli occhi: mentre
il carrettiere per le precipiti
vie tre cavalli regge ad un carico
di pino da lungi odorante,
e al cídolo ferve Perarolo,
e tra le nebbie fumanti a' vertici
tuona la caccia: cade il camoscio
a' colpi sicuri, e il nemico,
quando la patria chiama, cade.
Io vo' rapirti, Cadore, l'anima
di Pietro Calvi; per la penisola
io voglio su l'ali del canto
aralda mandarla. - Ahi mal ridesta,
ahi non son l'Alpi guancial propizio
a sonni e sogni perfidi, adulteri!
lèvati, finí la gazzarra:
lèvati, il marzïo gallo canta! -
Quando su l'Alpi risalga Mario
e guardi al doppio mare Duilio
placato, verremo, o Cadore,
l'anima a chiederti del Vecellio.
Nel Campidoglio di spoglie fulgido,
nel Campidoglio di leggi splendido,
ei pinga il trionfo d'Italia,
assunta novella tra le genti.