Alvise Vivarini (1446 - 1505)

Figlio di Antonio Vivarini e nipote di Bartolomeo Vivarini, è nato nell’isola di Murano (Venezia) tra il 1446 e il 1451. Alvise si è formato artisticamente nella bottega di famiglia, insieme al padre Antonio e allo zio Bartolomeo, con un'attenzione giovanile a Lazzaro Bastiani e allo zio Giovanni d'Alemagna.

Alla fine del periodo formativo si è avvicinato con interesse all'arte padovana e a quella di Andrea Mantegna. Nella sua prima opera certa, il Polittico di Monte Fiorentino del 1476 (Urbino, Galleria Nazionale delle Marche), nonostante sia un lavoro giovanile, Vivarini mostra già una discreta dose di personalità e creatività rispetto ai familiari.

I caratteri della sua arte si fanno maturi nella Sacra conversazione di Treviso (1480) ora a Venezia alle Gallerie dell'Accademia dove i riferimenti alla pittura di Bartolomeo e Antonio sono svolti in termini più ammorbiditi ed eleganti e abbandona la rigidità delle figure.

Nel dipinto Madonna in trono e santi del 1480 (Venezia Gallerie dell’Accademia) si avverte l’influenza di Antonello da Messina sia nell'ovale geometrico dei volti della Vergine sia nella luce che stacca i personaggi dal fondo.

La sensibilità per il paesaggio si fa più viva i con il San Girolamo di Washington (National Gallery od Art). Appartengono a questo periodo i dipinti la Madonna con il Bambino (Galleria Nazionale d'Urbino), il Sant'Antonio da Padova (Museo Correr di Venezia) e la Santa Chiara (Berlino, Germaldegalerie). Nella Madonna adorante il Bambino, della Galleria di Capodistria (1489), si fa evidente l’influenza della Pala dei Frari di Giovanni Bellini.

Nell’ultimo periodo l’influenza del Bellini si affievolisce e Alvise si orienta verso la forma artistica di Cima da Conegliano vedi la Pala della Chiesa dei Frari (ora museo di Berlino) e l’Assunzione di Maria Vergine nella chiesa dei santi Felice e Fortunato di Noale che non a caso per secoli è stata attribuita al Cima.

Alvise ricevette anche importanti commissioni a Venezia, dove lavorò a due teleri per il salone del Gran Consiglio del Palazzo Ducale, che suscitarono l’ammirazione di Vasari. Purtroppo i dipinti sono andati distrutti da un incendio. Nel 1492 la Serenissima gli affidò l’incarico di Depentor in Gran Conseio, con uno stipendio di cinque ducati al mese.. Un’altra sua opera importante perduta è il San Gerolamo che conduce il leone in convento con i frati che fuggono terrorizzati eseguito per la Scuola di San Gerolamo di Venezia e ricordato solamente da un’incisione e uno stendardo processionale per la Scuola di San Marco.

Negli ultimi anni di attività, la data di morte è collocabile con certezza nel 1505, Vivarini rivela anche una certa apertura alle innovazioni stilistiche provenienti d’oltralpe.