Solai torre est

   Solai torre ovest

   Mappa Zuccareda  1780

  Ricostruzione   della rocca
  (XIV secolo)

 

I palazzi interni
Gli edifici esistenti all'interno della rocca erano addossati alle mura e a testimoniarli sono rimaste sulle torri ovest ed est le tracce dei loro solai alle quote: m 3,90, m 9,50 e m 13,70 mentre dell’edificio che sorgeva a sud non è rimasto alcun ricordo.
I pochi documenti editi del periodo dei Tempesta testimoniano la presenza a sud di un edificio con un portico, testimoniato col nome di “loça” fin dal 1339 “in castro Annoallli sub loça dicti castri”. I resti delle colonne su cui si reggeva il palazzo sono evidenti nella mappa del 1780, di Roberto Zuccareda. Sopra il portico “supra podiolo” di questo palazzo vi erano i locali che i Tempesta occupavano durante i loro soggiorni a Noale. Del periodo veneziano sappiamo che al primo piano del palazzo“supra podiolo”si trovavano la “camera” scelta dal podestà come residenza, alla quale si accedeva attraverso una “scalla magna” esterna, una stanza di servizio “in arce Anoalis in chamera quadam palacii prope scalam” e la camera dell’assistente del podestà. Non molto distante dovevano trovarsi anche le stanze che accoglievano i parenti del podestà, come la camera dove nel 1485 fece testamento Isabella moglie del podestà Bernardino Tagliapietra, e le residenze del personale di servizio, come la camera in cui fece testamento nel 1410 la serva del podestà dona Lucia de Glaura. Probabilmente queste stanze erano collocate nell’edificio posto sul lato orientale, dove si trovavano delle stanze destinate alla residenza, come si deduce dalla presenza di due o più camini, come testimonia un atto del 6 luglio 1338 redatto “in castro Annoalli in primo camino palacii versus mane”.
Nel 1363 gli archi e i solai del loggiato, detto anche “podiolo”, furono oggetto di un significativo restauro da parte del capitano veneziano, che vi spese ben 500 lire di piccoli. Al piano terra del palazzo si trovavano gli accessi ad alcuni edifici perimetrali, che i documenti ricordano sempre come situati sub podiolo ovvero sub porticu: sono citate nel novembre 1463 la casa di abitazione del pubblico banditore “precone”.
In alcuni atti è testimoniata la presenza nella rocca di una chiesa dedicata a San Pietro. La modesta chiesetta aveva un arredo semplice: una campanella per annunciare l’inizio della funzione, un altare con due tovaglie, altrettanti candelieri in ferro e una cortina di stoffa. L’illuminazione doveva provenire da una finestrella sul muro di cinta, che era usata all’occasione per scopi militari come si evince da un documento del 1435 relativo a “una bombarda apresso lo altar”.
In un documento del maggio del 1485 è documentata la stalla. Un atto del 6 luglio 1338 redatto “in castro Annoalli in primo camino palacii versus mane” testimonia, con la presenza di due o più camini, l'esistenza un salone destinato a compiti di rappresentanza. Il salone di pregio collocato in un primo piano è citato anche in due atti: del 31 dicembre 1433 come “sala palacii pulcriverderis roche Anoalis”, e del 1447 come “sala belvederis”.
Sulla presenza delle carceri la testimonianza esplicita più antica risale ad un documento del 26 giugno 1362, relativo ad un certo Giacomo figlio di Giovanni da Scorzè che fu messo in “carceribus Anoalis” per debiti. Sappiamo che il 7 agosto del 1466 le carceri erano situate al piano terra della rocca, sotto il loggiato “in rocha Anoalis ante portas carcerum sub podiolo ressidentie magnifici domini potestatis” e che furono rifatte prima del 1474, quando si trovano citate per la prima volta le “carceres nove”.
Un atto del 20 febbraio 1456 ci informa che all’interno della rocca si trovava anche una sala per la tortura “in arce Annoalis ad locum torture coram spectabili et generoso viro domino Andrea Victuri pro illustrissimo ducale domino Veneciis terre Annoalis atque ditrictus onorabili protestate”, destinata all’interrogatorio dei prigionieri, in cui si trovava “I corda e I taglia cum I pocho de chadena de ferro da tormento” e una “scuriada” (frusta) per fare “iusticia”. Per eseguire le sentenze gli ufficiali del podestà avevano a disposizione anche una “bulla” per marchiare a fuoco i condannati e “una doladura da maleficio”, cioè una scure per le amputazioni e le decapitazioni.
Non è possibile localizzare con certezza alcuni ambienti fondamentali per la vita del palazzo, che pure sono testimoniati dai documenti. Per la manutenzione delle armi e degli attrezzi metallici era in funzione una fucina dotata di due mantici, un “bugame” di ferro, un braciere con tre tenaglie, un incudine e una mola con manico in ferro.
Da diversi documenti sappiamo che nella cucina “stua” si trovava la “caldiera”, il grosso pentolone che rimaneva costantemente sul focolare e che poteva accogliere al suo interno pentole più piccole, un tegame di rame detto “testo” e due “pistrini da mano” dotati di “ingegnoli” per macinare i cereali. Nella cantina o “chaneva” erano invece ospitate sei pile di pietra per l’olio, sette botti “da olio e da axedo”, un “pistrino da chavallo”, cioè una grande macina azionata dalla forza animale attraverso ruote dentate, alcune bilance o “stadiere” e una cassettina “cum un pocho de lume de roza”, che conservava cioè allume di rocca, una sostanza impiegata nella tintura della lana e nella conciatura delle pelli.
Nella rocca si trovava il magazzino dei cereali “canipa”. dove venivano recapitati i prodotti che dovevano essere consegnati, quali canone d’affitto, ai Tempesta. L’esistenza a Noale della canipa signorile è dimostrata in più atti: il primo di questi documenti (redatto il 7 giugno 1333) è relativo al mulino al Corso “ad cursum super flumen Marçinegi”di proprietà dei Tempesta e nella disponibilità di Giovanni del fu Giacomo Longo di Noale. Nell’atto il Longo cede il mulino a titolo di affitto per sette anni a Rolando detto Vecchio da Buchignana e a altri e pone fra le condizioni che i beni previsti quale canone d’affitto siano recapitati presso il magazzino dei Tempesta in Noale “ad canipam domini advocati positam in Annoallo”; nel secondo atto del 21 giugno del 1334 Castellano fu Trabucco, gastaldo e procuratore di Guecello Tempesta, affitta al mugnaio Andrea Longo e ai nipoti un manso di terra con una posta di molino a Ronchi di Trebaseleghe e anche in questo atto si stabilisce che il canone debba essere corrisposto a loro rischio e pericolo “suis periculis et expensis” nel palazzo dei Tempesta a Treviso o a Noale nella loro canipa “in Annoalllo ad eius canipam” nel terzo documento del 1339 Meladugio Tempesta a nome suo e dei suoi fratelli Nicolò e Vampo cede a livello a Rolando detto Vecchio da Bucchignana una posta di mulino sul fiume Marzenego “posita super flumen Marçinegi…ubi dicitur ad Cursum” (si tratta dello stesso mulino citato nell’atto del 1333 passato nel frattempo dalla disponibilità del mugnaio a quella diretta dei Tempesta). In questo atto si stabilisce che i beni da corrispondere quale canone di affitto debbono essere consegnati a Noale o a Treviso nel palazzo del signore “ad domun dominorum advocatorum”. Confermano la presenza della canipa signorile due documenti del 1332 e 1333 dove si citano quali testimoni i responsabili della canipa: il 19 marzo 1332 è citato Guidone canipario di Noale “Guidone canipario de eodem loco” e il 21 dicembre 1333 “Delay canipario curie Annoalli”. Durante la signoria dei Tempesta i documenti editi non danno informazioni sul luogo dove veniva custodita la riserva alimentare di tutto il centro fortificato (castello e borgo).
Più documenti del periodo veneziano ci informano sulla presenza nella rocca del magazzino degli approvvigionamenti: nel 1367 Venezia stanziò un finanziamento per completare i lavori ad una torre della rocca che veniva considerata sicura e assai adatta a conservare i rifornimenti del castello; nel 1377 Venezia stanziò una ulteriore somma di denaro per la riparazione del palazzo della rocca dove secondo il documento venivano custodite le scorte di viveri e le armi; nel 1393 si fa nuovamente riferimento alla rocca quale sede dei magazzini per provviste di cereali “palatium Annoalis, ubi tenetur munitio blandorum”.

Notizie tratte da:

-G. Dal Maistro, Noale - Tra storia e memoria, Comune di Noale, Edizioni Multigraf Noale, 1994

- R. Roncato, Il castello e il distretto di Noale nel Trecento. Istituzioni e società durante la signoria di Guecello  Tempesta, Deputazione di storia patria per le venezie, Miscellanea di studi e memorie XXXV, 2002.

.- F. Pigozzo, Noale Città murata, Sistema fortificato noalese nei documenti d'archivio (XIV-XV secolo). Comune di  Noale, Cierre edizioni, 2006