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Pietro Fortunato Calvi


Pietro Fortunato Calvi

Il risorgimento Italiano ha il suo sviluppo dopo il Congresso di Vienna del 1815. La Restaurazione rimise sui troni i sovrani "legittimi", spodestati da Napoleone.

Gli stati furono suddivisi e spartiti solo tenendo conto di necessità politiche e imperialistiche.

I popoli vennero sacrificati sull'altere della "Ragion di Stato" secondo una feudale concezione patrimoniale dello stato.

La "Santa Alleanza" sanzionò l'impegno tra le grandi potenze a mantenere lo "Status Quo" con la forza delle armi, così i diritti elementari dei popoli furono sacrificati ad una grossolana estensione dei diritti dei sovrani spodestati, sui territori e relativi sudditi, come fossero merce di scambio da piazzare al miglior offerente.

Si accumularono così tali e tante tensioni che non potevano, presto o tardi, non scoppiare.
Ecco le rivoluzioni e le guerre di Indipendenza, dalle quali nasce anche l'Italia.

Su tutta la Restaurazione pesò lo spettro dei principi della Rivoluzione Francese, che le armi napoleoniche avevano diffuso in tutta Europa, ideali di Libertà-Uguaglianza-Fraternità.
L'Italia era stata divisa in tanti stati e staterelli sotto l'influenza austriaca.

In Europa intanto un grande sviluppo scientifico, industriale e produttivo poneva le premesse delle rivoluzioni politiche e delle rivendicazioni nazionali, che vennero represse con la brutale forza delle armi.

Tuttavia in risposta alla Restaurazione scoppiano i moti carbonari del 1820 - 21, poi quelli del 1830, poi i moti Mazziniani e quelli più estesi e profondi del 1848.
Purtroppo il popolo, socialmente e politicamente emarginato, non partecipò ai moti rivoluzionari.

Le tre guerre di indipendenza furono poi le tappe per l'Unità d'Italia. In tutto questo nobile e coraggioso cammino si inserisce la vita e l'opera di Pietro Fortunato Calvi, che ha il suo posto accanto alle grandi figure di Mazzini, Garibaldi, Kossuth, Pisacane e di tanti altri illustri patrioti.

Con il trattato di Campoformio del 1797 Napoleone cede Venezia ed il suo territorio all'Austria. Vincenzo Calvi, nonno di Pietro Fortunato, già segretario della Repubblica Veneta, rifiuta ogni collaborazione con il nuovo regime e si trasferisce a Briana di Noale, dove possiede una villetta di campagna ed alcuni terreni. Federico Pietro Calvi

Qui nasce nel 1817, da Federico Calvi (figlio di Vincenzo) e da Angela Meneghetti, Pietro Fortunato.

Il padre accetta un incarico nell'amministrazione austriaca e ne diventa ligio e devoto servitore. Pietro Fortunato mai perdonerà al padre la collaborazione con i nuovi dominatori.

Il nonno ed il Parroco gli infondono i primi rudimenti del sapere e la madre ne cura la rigida educazione religiosa.

A causa degli impegni di lavoro del padre tutta la famiglia Calvi si trasferisce a Padova.
Qui Pietro Fortunato compie gli studi elementari e viene avviato al ginnasio presso il liceo "S. Stefano", ora "Tito Livio".

Il padre ha la possibilità di mandarlo a Vienna a studiare alla prestigiosa Accademia di Ingegneria Militare ed è qui che egli si forma una solida cultura e ne esce devoto all'Austria e militarmente ben preparato.

Dall'Accademia di Ingegneria esce a 19 anni, nel 1836, con il grado di Alfiere, ottiene subito la nomina a tenente ed entra nella fanteria imperiale Asburgica. Promosso ufficiale è inviato a Venezia.

Qui incontra la contessina Tesesa Duodo, con la quale ha la prima e più importante esperienza sentimentaledella sua breve vita. Contessina Teresa Duodo

A Venezia si mette in contatto con le correnti liberali che maturavano nel Lombardo-Veneto e si diffondevano tra gli stessi ufficiali dell'esercito austriaco.
Calvi rimane a Venezia 10 anni e matura il suo crescente interesse per i movimenti rivoluzionari diffusi in tutto il Veneto e sostenuti da letterati, filosofi, artisti e poeti.

La "Primavera dei Popoli" sembrava ormai vicina. Infatti in tutti gli stati europei vanno preparandosi le insurrezioni che chiedono "Indipendenza e Libertà".

Alla polizia austriaca non sfuggono gli interessi del giovane ufficiale. Per questo, alla fine del 1846, Calvi -nominato capitano- è trasferito a Graz nella Stiria.

Ma ormai, preso dalle idee liberali e rivoluzionarie, mantiene i contatti con gli amici liberali veneziani e diffonde tra gli ufficiali gli ideali di indipendenza nazionale.

Alla notizia dei moti insurrezionali del marzo 1848 in Italia, il giovane ufficiale rassegna le dimissioni dall'esercito austriaco, abbandona in segreto la propria guarnigione e su un peschereccio da Trieste arriva a Venezia.
Qui fervono i preparativi per costituire un esercito popolare.
Nell'Arsenale c'è inoltre una grande quantità di armi e munizioni, le province venete si preparano a ribellarsi e a dar vita a "Comitati di Difesa".

Il Comitato di Belluno invia nelle valli del Cadore un corpo si patrioti e chiede aiuto a Venezia, sollecitando l'invio di uomini e munizioni e soprattutto un ufficiale esperto in operazioni militari.
Venezia manda 5 cannoni, 260 fucili e come comandante Pietro Fortunato Calvi.


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