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Colonna della
pace su disegno di Paolo Pino Veneziano
(1541 - 1543)
Dario Pellizzon La colonna è l'unica opera di scultura pervenutaci di Paolo Pino pittore e scrittore d'arte, attivo a Venezia e a Padova, fu allievo del Savoldo. Costruita interamente in blocchi di pietra d’Istria, si allontana dalle colonne commemorative romane e dai contemporanei cippi di piazza, per assumere come riferimento uno dei tanti candelabri eburnei, di origine classica, che all’epoca attiravano l’attenzione di antiquari e collezionisti. L’occasione per la costruzione fu data dalla repressione dei moti antiveneziani, che dopo la sconfitta di Agnadello avevano percorso tutto l’entroterra devastato dagli eserciti di Cambrai, e nei quali avevano trovato spazio mercenari e famiglie di capitani di ventura. Anche a Noale il mondo della ricchezza aveva colta l'occasione per liberarsi dal potere dei patrizi veneziani autoconvocandosi in consiglio senza la presenza del podestà e con atti di aperta ribellione. Ritornata la pace, ripristinato il potere, esiliato il facinoroso Zandonato, Venezia volle celebrare il ritorno della normalità e dimostrare che solamente con la Serenissima si poteva avere giustizia e serenità. La decorazione è divisa in quattro registri: in basso, ripetuti trofei d’arme con raffigurati un elmo e uno scudo con spade e frecce incrociate ricordano la violenza dei fatti avvenuti, ma il loro essere incrociati ed immobili ne annuncia già la fine, dichiarata nel secondo registro in cui si dipanano festoni vegetali e nastri. La particolare fattura di fiocchi e festoni si ritrova nella decorazione pittorica della Stufetta di papa Clemente VII in Castel Sant'Angelo. Più in alto, l’euforia immediata per il ritorno della pace lascia spazio alla riflessione su quanto accaduto, con leoni in volo. Sono presenti inoltre due tabelle: una riporta la firma di P. Pino (Paulus Pino inv. 1549), l’altra minacciosamente ricorda "VIVORVM CRVENTA DISSIDIA / IVSTE PVNITA / ET QVALIA IAM / IAM VIDETIS / INSIGNIA ERXERE / "(Le sanguinose discordie degli uomini, giustamente punite, sono cessate e hanno portato all'erezione del segno che ora vedete). Solo ora, dopo la punizione dei colpevoli e l’ammonimento a tutti i cittadini, sopra il quarto registro, serenamente decorato con foglie e putti alati, può trovare spazio il leone di San Marco, che vigila sulla vita della podesteria. La colonna va dunque interpretata dal basso all’alto, lungo un percorso che dalla violenza delle fazioni conduce alla "serenissima" garanzia di pace, giustizia e serenità. Il leone con il libro resterà in quella sede sino alla caduta della serenissima, come testimonia un acquerello del 1760 di C.L. Clerissau: "Vue de Noale dans le territoire de Venise", (Pietroburgo, Hermitage). Nella seconda metà del 1800 al suo posto è stato eretto l’attuale pennone portabandiera. In basso si legge il nome dell’autore PAULUS PINO INVENTOR. Sul bordo superiore del bacile la data: MDXLIII (1543). All'altezza dei candelabri la data MDXLI (1541) e le lettere IA. Fra i leoni alati sono presenti gli stemmi della comunità di Noale e di Giacomo Diedo podestà di Noale dal 24 agosto 1540 al 23 dicembre 1541. L’opera ebbe indubbiamente un buon successo e Pino fu richiamato a Noale, nel 1557, per affrescare l’interno e l’esterno del palazzo della Loggia. Il palazzo, ritratto da Clerissau, ma senza affreschi, fu distrutto nel 1848. |