Parte bassa


Fregio con cherubini


SS. Sebastiano e Rocco


Angeli ostiari


Cori evangelici


Fregio del timpano

    

Altare del Santissimo noto come l’altare del Sansovino (Seconda metà del XV secolo).

Inizialmente l'altare era di legno e si trovava addossato alla parete settentrionale dell'unica navata della chiesa. Attorno al 1445 con l'ampliamento della chiesa, il numero delle navate salì a tre e l'altare sempre di legno, fu spostato nell'attuale posizione.

L'altare nel 1539 è stato rifatto in marmo a spesa della Scuola del Santissimo Sacramento, titolare dell'altare. A questo primo finanziamento si aggiunse, nel 1544, anche il contributo della Scuola dei Battuti.

L'architettura dell'altare è sicuramente improntata ai modelli aulici "alla sansoviniana". Notevole è il fascino delle perfette proporzioni e della prospettiva e in ogni elemento decorativo ed in ogni scelta, anche di colore, puntualmente richiama il Sacramento dell'Eucaristia, cui l'altare è dedicato. E' possibile un confronto con altre opera del Sansovino: il monumento al Cardinale Quignone, situata nella chiesa romana di Santa Croce in Gerusalemme: al centro del monumento due angeli inginocchiati sono posti a custodia del tempio di Gerusalemme. Opera della quale si ha memoria sin dal 1527 e, pertanto, anteriore all'epoca di realizzazione dell'altare noalese. Molti motivi dell'altare richiamano la decorazione di altri progetti del Sansovino, soprattutto i fregi dei sottarchi della libreria Marciana a Venezia.

Sul piano dell'iconografia e della simbologia cristiana, esaminando l'altare partendo dalla parte bassa, si osserva che il rosso dell'ottagono centrale simboleggia la Passione di Cristo, il verde delle forme romboidali indica la speranza, la crescita dello Spirito Santo nell'uomo e il bianco della mensa dell'altare è il colore portato per tutti i Sacramenti in quanto simboleggia l'anima purificata. Anche la scelta della forma ottagonale al centro della mensa dell'altare ricorda il simbolismo del numero 8 il numero riferito al giorno senza fine, della rigenerazione e dell'ingresso anticipato nell'eternità. Le testine d'angelo della cornice sopra la mensa d'altare, decorata con un fregio continuo con grottesche sono i cherubini (raffigurati come puri esseri alati) che secondo il brano della genesi (Gn 3,24), custodiscono l'albero della vita nel giardino dell'Eden e vigilano alla sua porta.

Continuando su questo piano di lettura si osserva: gli angeli ostiari, ai lati della porta del tabernacolo, invitano a entrare (la porta del tabernacolo ora è riaperta al paradiso dopo l'esclusione a causa del peccato di Adamo); le due candelabre simboleggiano l'albero della vita; gli angeli collocati sopra l'arco a tutto sesto, precisamente a destra e a sinistra di quest'ultimo, portano rispettivamente una lancia (che trafisse il costato di Cristo) e una spugna (imbevuta d'aceto per dissetare il Crocifisso) ricordano il sacrificio del Salvatore sulla croce e la Sua Risurrezione ristabiliscono la comunione con l'uomo, distrutta dal peccato originale e che le file di colombe (stilizzate) sotto il cornicione e l'arco a tutto sesto disposte a semicerchio intorno alla colomba  raffigurano i nove cori angelici.

Da rilevare infine che nelle due nicchie laterali sono collocate le statue di San Rocco e San Sebastiano, rispettivamente a sinistra e a destra della portella centrale. Questi santi non sono connessi in modo particolare al sacramento dell'Eucaristia, ma probabilmente sono stati posti sull'altare in virtù della grande devozione loro tributata dai noalesi.

Esaminando il tutto partendo dall'alto si nota che dal cielo (le file di colombe poste sotto l'arco a tutto sesto simboleggerebbero proprio il regno dei cieli) la colomba eucaristica, figura simbolica del dono sacramentale dello Spirito, mette in comunicazione con il mondo terreno, attraverso il tabernacolo contenente il Corpo di Cristo.

La portella di bronzo sbalzato del tabernacolo, sostituisce l'originale in argento, che per la sua preziosità viene usata solo nelle grandi solennità. Purtroppo un secondo spazio per la custodia delle particole è stato ricavato in tempi più recenti tagliando il fregio sopra la mensa d'altare e che anche se la portella riprende il motivo del fregio marmoreo, la differenza di colore risulta sgradevole alla vista, anche per la posizione centrale dell'aggiunta.