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Sante Peranda
Il veneziano Sante Peranda frequentò giovanissimo lo studio di Paolo
Fiammingo e Leandro Corona e completò la sua formazione artistica alla
bottega di Palma il Giovane con il quale collaborò per molti anni. Dopo
un lungo soggiorno a Mirandola e a Modena, iniziato nel 1609, l'artista
ritorna definitivamente a Venezia nel 1627 per assistere la moglie
gravemente ammalata. Nel 1630, per sfuggire all'epidemia di peste,
ripara nel trevigiano dove esegue le decorazioni murali Le età del
mondo nel palazzo dei signori Leoni. Ritornato a Venezia, muore nel
1638, lasciando incompiuto il Martirio di S. Stefano per
l'omonima chiesa veneziana, che verrà ultimato da Francesco Maffei, suo
allievo. Dato che tutte le fonti concordemente attribuiscono l'opera di
Noale solo a Sante Peranda, questa dovrebbe essere stata ultimata prima
della sua morte, ovvero prima del 1638.
In diverse occasioni,
non solo nella chiesa noalese, si trovano affiancate le opere di Palma
il Giovane e del Peranda. Per esempio nella chiesa dei Santi Giovanni e
Paolo, il ricco soffitto a comparti e l'avancorpo della cappella del
Rosario contenevano entro cornici scolpite e decorate tele con episodi
relativi alla vittoria di Lepanto e a fatti della vita di Cristo e della
Vergine, eseguiti dai più noti maestri della fine del secolo XVI, tra
cui Tintoretto, Leonardo Corona, altro maestro del Peranda, Palma il
giovane e Sante Peranda appunto.
Giulio Lorenzetti,
nella sua guida di Venezia, riporta che nella chiesa di San Bartolomeo,
sopra la porta della sacrestia, v'è una grande tela raffigurante La
caduta della Manna del tintorettiano Sante Peranda (fine secolo
XVI), eseguita per la Compagnia del Sacramento, in gara col suo maestro
Palma il giovane, che eseguì il grande dipinto in faccia. Un impianto
simile si ritrova nella chiesa di san Nicolò dei Tolentini dove fra i
pittori che più vi lavorarono nei primi decenni del '600 furono Jacopo
Palma il giovane e Sante Peranda con i loro aiuti, il Fialetti, Alvise
dal Friso e altri. In particolare il Peranda realizzò la pala d'altare
con Estasi di Sant'Andrea Avellino e la pala sull'altare della
Cappella dei Soranzo raffigurante L'Adorazione dei Magi.
Dalle descrizioni di
Lorenzetti rileviamo un dato interessante: la compresenza di Palma il
Giovane, di Sante Peranda e di Odoardo Fialetti, tre artisti che
ritroviamo all'opera, anche se in anni diversi, nella chiesa noalese.
D'altronde l'attività artistica di Peranda e quella del Fialetti s'erano
incrociate anche nella chiesa di San Giuliano dove il primo realizza due
delle quattro tele posizionate accanto le finestre San Rocco fra gli
appestati e La morte di San Rocco, mentre proprio il Fialetti
realizza le altre due L'estasi di San Giacomo e San Giacomo e
il maomettano. Per concludere brevemente questo excursus
sull'attività veneziana di Santo Peranda, bisogna ricordare che
l'artista operò anche a Palazzo Ducale nella Sala dello Scrutinio mentre
il suo maestro Palma lavora nella sala del Maggior Consiglio, nelle
chiese di San Francesco della Vigna, San Salvatore, Santo Stefano, nella
scuola di San Giovanni Evangelista, San Gaetano. E' da rilevare anche un'altra curiosa coincidenza: Sante Peranda realizza un'opera specificatamente per la chiesa di San Fantino il cui cantiere fu diretto da Jacopo Sansovino. Ancora una volta s'incrociano le strade degli artisti contrattati per la chiesa dei Santi Felice e Fortunato. |