Stemma Popait


Stemma Della Torre

    

Madonna del Rosario e santi (metà del XVII secolo)

Lo storico dell'arte Giorgio Fossaluzza ha recentemente attribuita l’opera a Leonardo Corona pittore veneziano poco noto eppure dotato di un talento straordinario (1537 – 1593).

Il ricercatore Carlo Scotton in “Memorie storiche di Noale”ipotizza che il dipinto sia stato realizzato dopo il 1630 commissionato dal conte Carlo della Torre a Sante Peranda dopo la morte di Lucio Popait quando ne divenne l'erede e fece fabbricare l'altare in marmo al posto di un precedente in legno. Va comunque precisato che l’altare cui si riferiva lo Scotton fu portato nel 1779 dalla chiesa di san Giorgio dove era dedicato a San Francesco d'Assisi donato dal nobile Diodato Bembo (A 31,F.8, Archivio parrocchiale di Noale) e che l’altare in legno dei Popait nella visita pastorale del 1554 non è menzionato. Va riferito che lo storico Giacomo Dal Maistro in Noale tra storia e memoria ipotizza, senza specificare la fonte, che gli stemmi araldici delle famiglie Popait e Della Torre presenti nella parte bassa del dipinto siano stati aggiunti solo in un secondo tempo.

Gabriella Delfini in "Noale città d'arte - il patrimonio pittorico dal XIV al XVII secolo" nota delle analogie fra il dipinto noalese ed altre opere di Leonardo Corona.

Il tutto risulta piuttosto controverso.

Il dipinto inquadrabile nella cultura tardo manieristica, largamente diffusa a Venezia e nel territorio circostante, raffigura al centro in alto la Madonna con il Bambino, che porge il rosario a santa Caterina da Siena, autorevole esponente femminile dell'ordine Domenicano. La Vergine ha in braccio il Bambino che a sua volta pone il rosario nelle mani di san Domenico, raffigurato con la tunica bianca e il mantello nero, caratteristici dell'ordine dei Fratelli Predicatori, poi detti appunto domenicani, da lui fondato nel 1216 con l'autorizzazione di papa Innocenzo III.

La parte alta del dipinto ricorda il dono del rosario da parte della Madonna a san Domenico di Guzman nel 1210, e l'invito a recitarlo in onore dei Misteri Gaudiosi: Annunciazione, Visita ad Elisabetta, Nascita di Gesù, Presentazione al Tempio, Ritrovamento di Gesù nel Tempio; dei Misteri Dolorosi: Agonia di Gesù nell'orto, Flagellazione di Gesù, Incoronazione di spine, Gesù sulla croce, Crocefissione e morte; dei Misteri Gloriosi: Resurrezione di Gesù, Ascensione di Gesù, Discesa dello Spirito Santo, Assunzione di Maria, Incoronazione di Maria.

Nel registro inferiore da sinistra verso destra: S. Niccolò, S. Lucia, S. Maria Maddalena e S. Caterina. Ognuno è raffigurato secondo l'iconografia più diffusa. S. Domenico è raffigurato con la tunica bianca e il mantello nero, caratteristici dell'ordine dei Fratelli Predicatori, poi detti appunto domenicani, da lui fondato nel 1216 con l'autorizzazione di papa Innocenzo III. Altri suoi attributi che lo caratterizzano sono: la stella sulla fronte o sopra la testa e un cane al suo fianco. Questi si riferiscono al sogno premonitore che, secondo la leggenda, avrebbe avuto la madre del santo prima della sua nascita. Il bambino era marcato da una stella sulla fronte e accompagnato da un cane bianco e nero che portava in bocca una lanterna accesa (in alcune versioni è il bambino stesso che ha le sembianze di un cane). Questa visione derivava da un gioco di parole legato al nome Dominicus in assonanza con Domini canis, ovvero, cane del Signore.

L'opera non è pervenuta integra fino a noi, infatti sono andati perduti i quindici misteri del rosario che incorniciavano la scena principale. Sull'esistenza in origine di questi misteri non ci sono dubbi. Agnolotti, descrivendo velocemente il patrimonio artistico della chiesa riferisce: quello (altare) del rosario, cò misteri dipinti dal Peranda. La notizia è confermata da G. Dal Maistro che ci informa, purtroppo senza specificare la fonte di questi dati, che nel 1792 i misteri esistevano ancora.

Nel giugno del 1972 la pala è stata rubata assieme a quelle del Fialetti e di Damiano Mazza. I dipinti subito ritrovati dopo il restauro sono stati ricollocati nella chiesa.

La pala nell'anno 1860 fu sostituita nell'altare della Madonna del Rosario con quella odierna del pittore trevigiano Giuseppe De Lorenzi.