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Assunzione della Vergine
(1602) opera del pittore trevigiano Bartolomeo Orioli allievo del
padre Gerbino orefice di professione (1558 – 1628).
Il tema rappresentato nel dipinto è
l’assunzione di Maria al cielo e la composizione è divisa in due
registri. Nella sezione superiore la Madonna è già sollevata da terra da
una schiera di angeli e putti, e si sta dirigendo verso la luce divina
del paradiso il cui riflesso è rappresentato dal chiarore giallastro
sulla sommità della tela.
Nella affollata parte inferiore mentre sale la Vergine manda il suo
ultimo benevolo sguardo, ove sono disposti in fila, da destra a
sinistra, sei personaggi di difficile interpretazione: sant' Antonio da
Padova, la allora badessa Girolama da Spilimbergo, un vescovo in piedi,
forse l’allora vescovo di Treviso, un altro vescovo inginocchiato, una
monaca e una santa martire con la palma del martirio in mano. Risulta
difficile distinguere i santi dai comuni membri della chiesa in quanto
in nessuna figura è presente l’aureola.
Comunque questi personaggi costituiscono
una presenza simbolica e devono ancora accorgersi di quanto sta
avvenendo sulle loro teste; in questo modo l’opera manca di drammaticità
e dinamismo, ma conserva un ordine attraverso la simmetria centrale
delineato dalla Madonna in alto al centro e dalla disposizione della
figure tre a destra e tre a sinistra nella parte bassa della tela.
Nel complesso la composizione manca soprattutto di originalità, ma
questo non è un difetto proprio solamente dell’Orioli. Tra la fine del
‘500 e la prima metà del ‘600 Venezia conobbe un periodo di stasi, se
non di crisi economica che ebbe pesanti riflessi sulla vita artistico –
culturale del tempo. Per una serie di motivi connessi tra loro l’arte,
soprattutto la pittura, si piegò su se stessa continuando a riproporre
moduli e schemi di metà ‘500 sia perché (specie in terraferma) venne a
mancare il denaro per grandi committenze che dessero spazio all’artista,
sia perché i nobili veneziani rimpiangevano quel periodo e cercavano di
riviverlo nei dipinti di Sante Peranda, Palma il Giovane e degli altri
attivi nel primo ‘600. Inoltre, tra il 1570 e il 1594 erano morti geni
del calibro di Palladio, Sansovino, Veronese, Tiziano e Tintoretto: il
vuoto lasciato era difficilmente colmabile. Nella pala d’altare e in
particolare nel soggetto dell’assunzione l’influsso di Tiziano restò a
lungo preponderante. La sua Assunta (1518) monumentale (quasi sette
metri di altezza) nella basilica dei Frari a Venezia era diventata un
modello da cui non ci si poteva staccare, così i quadri successivi che
trattano lo stesso tema si assomigliano tutti. Un altro caso a noi
vicino è quello di Palma il Giovane, la cui assunzione nella chiesa
Arcipretale riprende direttamente un’assunta di Tiziano, questa volta
quella di Verona (1530). |