Castello di Mantova¸2 luglio
1853
11 ore notte
E’ ben molto tempo trascorso dacché direttamente le
scrissi, ed ora m’accingo ad inviarle queste poche ultime righe.
Mi è necessario per primo, ricorrere alla sua bontà
onde ottenere perdono di tutte le afflizioni che nel corso della mia vita le
cagionai ed il cuore d’un padre non saprà rifiutarlo ad un figlio morente.
Se tutti gli uomini venissero mossi da una sola
opinione il nostro soggiorno quaggiù sarebbe comparativamente, un Paradiso. – La
differenza di queste porta seco conseguenze fatali – io ne sono un esempio – e
mentre da un lato si parlerà di alto tradimento, dall’altro si risguarderà come
martire d’una santa causa lo stesso e medesimo individuo …. ove la ragione, ove
il torto?.... siamo ben meschini noi mortali di voler essere giudici in tali
questioni! A suo e della mia famiglia conforto devo solo asserire che durante
tutta la mia vita procurai essere uomo onesto e di onore e mi lusingo che, i
miei sforzi non furono vani. La qualità stessa della mia morte non deve
far apprensione a chicchessia, basta ricordarci che la Croce ora segno della
nostra morale redenzione, prima del Salvatore, era riserbata ai soli malfattori.
La sua benedizione caro Papà e quella della cara ed
ottima Mamma sono certo che non mi mancherà, concessami non in merito della mia
condotta, ma per quello della loro indulgenza e bontà.
Conservi alla mia memoria quell’amore che mi
dimostrò vivente ed il Sommo Iddio voglia concedermi la grazia di esser degno di
pregare per Lei, la famiglia e tutti quelli che mi compatirono vita mia durante.
Accetti un ultimo affettuoso abbraccio dal suo
figlio
Pietro Fortunato
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