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Parte sommitale
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Secondo livello
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Primo livello
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Livello terra

Formella
con FG |
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Formella
con FZ |
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Il mastio o
dongione
Il mastio era una vera e propria fortezza entro la
fortezza, nel quale si riassumeva l’efficienza difensiva di tutto il
complesso. Il dongione, fa la sua comparsa nel lessico forticatorio
dell’Italia settentrionale nella prima metà del XII secolo. Solida torre
principale, era l’ultimo rifugio per gli abitanti della fortezza in caso
d'attacco nemico. L’ampio torrione situato nell’angolo nord-ovest a poca
distanza dall’ingresso, ovvero
supra portam, si trova citato per la prima volta nell’agosto del
1338 come turris veteris. L’edificio univa caratteristiche
prettamente militari ad ambienti residenziali di pregio, adatti ad
ospitare personaggi nobili come Tommasina, figlia del conte Serravalle
da Camino, che nel 1338 in uno dei piani superiori dettò al notaio
Prosdocimo da Asolo il suo testamento “in castro Annoalli super turim
veterem positam super portam dicti castri”. L’atto era stato
stipulato nella caminata (locale di prestigio con camino)*.
Dall’analisi archeologica sull’elevato emerge che il
mastio è stato senz’altro edificato dopo il muro ovest e con questo non
presenta ammorsature, ha pianta rettangolare e misura all’esterno m
15,50x10,50, ha le fondazioni che vanno oltre i 3 m di profondità.
L’altezza attuale è di m 14,45 da quota zero e di m
18,45 dal livello medio dell’acqua, i muri alla base misurano cm 160.
Era munito di balestriere anche all’interno della rocca, si elevava su
tre piani con solai di legno di cui è evidente l’orditura:
due travoni rompi tratta che poggiavano sui muri nord e sud reggevano
delle armature primarie rette da modiglioni che s'incuneavano nei muri
est ed ovest.
Il tetto, appoggiato a travoni posti con la stessa
orditura dei solai, era formato da una terrazza cementizia piana e si
trovava ai piedi delle difese sommitali e lo scarico dell’acqua avveniva
attraverso degli archetti ancora visibili su quello che resta del muro
ad est. Tutte le travature dei solai e del tetto sono state poste in
opera durante la costruzione del muro; raggiunta la quota del primo
caminetto, sono state inserite le travi del primo solaio e si è
continuato a salire con il muro e così via sino al tetto. Nella parte
superiore sopra il tetto, era collocato il cammino di ronda. Questa
parte del mastio ha subito un'importante trasformazione nei primi
decenni della sua esistenza: i muri nord ed ovest sono stati elevati con
una struttura muraria alleggerita da archi ed il cammino di ronda è
stato spostato sopra gli arconi. Nel corso dei restauri di
consolidamento non è stato possibile accertare la presenza di un
parapetto o merlatura. I piani terra e primo non hanno finestre ma delle
feritoie su tutti i lati. Il secondo piano ha sulla parete nord due
finestre archivoltate con parapetto sulle spallette delle quali sono
rimaste tracce di affreschi. La finestra dal lato della porta della
rocca ha all'esterno dei modiglioni in pietra. La porta ad ovest ha
all’esterno un'incastellatura mobile sporgente con chiaro uso difensivo.
Sulla parete nord, sia al primo sia al secondo piano, sono visibili
tracce di due camini in muratura con la canna fumaria in comune che
sbuca sul tetto ai piedi degli arconi. Tracce di dipintura originale
sono presenti nell’area dei camini. Non è possibile accertare come
fossero le cappe dei camini, ma, ad un certo punto della loro esistenza,
sono state rafforzate con supporti di legno. Ai lati dei camini vi sono
delle nicchie porta lucerna, che in origine avevano la forma della
nicchia a destra del camino al primo piano simile a quella che si trova
sulla parete nord al primo piano. Successivamente le nicchie hanno
subito una trasformazione assumendo la forma attuale ed una conserva
lievi tracce di decorazione a fresco. Nei secoli successivi il tetto ha
subito delle modifiche: è stato tagliato il muro della sopraelevazione
ed è stato aggiunto un tetto spiovente che scendendo dagli arconi si
appoggiava sulla terrazza. Nella stessa circostanza, è stata chiusa la
canna fumaria e sono stati rafforzati i travoni centrali sia del tetto,
sia dei solai con dei puntelli.
Data l’importanza strategica dell’edificio, le autorità
lagunari non lesinarono gli sforzi per la sua ristrutturazione e
manutenzione concedendo appositi finanziamenti al capitano Nicolò
Soranzo nel settembre del 1367 e a Nicolò Contarini nel novembre del
1377. Con il duro assedio carrarese del 1380, quando la rocca fu a lungo
bombardata, l’edificio dovette subire gravi danni, cui si pose mano solo
agli inizi degli anni Novanta con il ritorno degli amministratori
veneziani. Nel novembre del 1402 il mastio fu oggetto di un altro
intervento, richiesto a Venezia dal podestà Vittore Morosini. Fu
necessario riparare il tetto e tutti i solai “Reparatione coperturae
turris magistrae roche Annoalis, et solariorum turris praedictae”
con lavori che continuarono fino al 1404.*
Inserite nelle pareti nord ed ovest, sono state trovate
le più antiche testimonianze dell’uso cimiteriale della rocca. Si tratta
di due piccole formelle romboidali in terracotta datate 1838 con le
iniziali l’una F G e l’altra F Z.
*
R. Roncato, Il castello e il distretto di Noale nel Trecento. Istituzioni
e società durante la signoria di Guecello Tempesta, Deputazione di
storia patria per le venezie, Miscellanea di studi e memorie XXXV, 2002.
* F. Pigozzo, Noale Città murata, Sistema fortificato noalese nei documenti
d'archivio (XIV-XV secolo). Comune di Noale, Cierre edizioni, 2006.
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